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Mobi, il consorzio nato per studiare come la blockchain rivoluzionerà l’industria dell’auto

Nel giro di pochi anni l’industria dell’auto è destinata a cambiare radicalmente il suo modo di essere, di progettare, produrre e vendere.
Pensiamo soltanto alle conseguenze della diffusione della guida autonoma: oggi sono le persone a guidare le auto, ma nel futuro saranno le auto a guidare le persone. Se immaginiamo le strade affollate di veicoli con sistemi di guida autonoma, è facile porsi una domanda: in un mondo così, avrà ancora senso essere proprietari di un’auto? Non sarà più semplice digitare qualcosa sulla tastiera del telefono e vedere arrivare in pochi minuti un’auto a disposizione che ci porta dove vogliamo (praticamente un Uber senza autista)? Ecco perché nel mercato dell’automobile l’attenzione si sta spostando dal prodotto al servizio, dall’automobilista al consumatore.

Secondo un gran numero di esperti, i binari su cui viaggia la rivoluzione dell’auto si chiamano: auto elettrica, guida autonoma, servizi di mobilità condivisa e connettività. Per partecipare a questa rivoluzione, e non restare indietro rispetto ai concorrenti, tutte le Case automobilistiche dovranno gestire una quantità impressionante di dati. E dovranno anche condividerli su una base di assoluta fiducia reciproca: le blockchain a quel punto non saranno utili, saranno indispensabili.

Alla Bmw non hanno dubbi:
“Le blockchain sono strumenti ad altissimo potenziale, capaci di sconvolgere l’intero settore dell’auto e in generale il business della mobilità”, dice Michael Ortmeier, un portavoce del gruppo. “Noi abbiamo incominciato a esplorare questa tecnologia nel 2016 sulla base di alcune ipotesi limitate di utilizzo. Ma le cose sono cambiate rapidamente e da quest’anno abbiamo costituito una vera e propria unità interna che sta realizzando soluzioni tecnologiche con blockchain a tutto campo”.

Bmw è uno dei partner fondatori di Mobi (Mobility Open Blockchain Initiative), un consorzio nato nel maggio di quest’anno che si propone di usare la blockchain per rendere la mobilità più sicura, più verde e più accessibile. Oltre a Bmw, fra i partner fondatori ci sono Ford, General Motors e Renault, ma il consorzio raggruppa anche produttori di componenti come Bosch, società di assicurazione come Swiss Re, colossi dell’informatica e della consulenza come Ibm e Accenture, oltre a operatori specializzati nella tecnologia blockchain come Blockchain at Berkeley, Hyperledger e Crypto Valley.

Il Ceo di Mobi, Chris Ballinger, vuole fare del consorzio, che non ha fini di lucro, il punto di riferimento mondiale per sperimentare applicazioni blockchain nel settore dell’auto. Mobi punta a diventare il luogo dove si fissano gli standard della nuova tecnologia che per sua stessa natura è condivisa. Per questo Ballinger si è posto l’obiettivo di portare dentro Mobi soggetti che rappresentino almeno il 70% dell’industria mondiale dell’auto, e il target dovrebbe essere ormai vicino se saranno confermate le voci secondo le quali a breve anche Toyota e Volkswagen, rispettivamente numero e uno e due in termini di volumi prodotti, annunceranno la loro adesione.

Fra i promotori di Mobi c’è Teodoro Lio, Responsabile automotive di Accenture per Italia, Europa centrale e Grecia.

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Teodoro Lio, Managing Director Accenture Automotive
Spiega Lio: “In un mondo di servizi per la mobilità ci sono tanti attori che forniscono più servizi, alcuni complementari, altri in concorrenza. Blockchain è attualmente la migliore tecnologia per creare fra i vari soggetti una comunicazione efficace, affidabile e degna di fiducia”. Ma perché il dialogo fra i vari player sia efficace, occorre sperimentare insieme per creare standard condivisi. I consorzi servono a questo, dice Lio. “In sintesi, Mobi è uno strumento utile per settare gli standard che serviranno per lanciare nuovi servizi basati su blockchain”.

La prima iniziativa del consorzio è il MOBI Grand Challenge Hackathon: una gara iniziata il 12 ottobre scorso aperta a tutti coloro che vogliono presentare idee di possibili usi della blockchain per snellire il traffico automobilistico e migliorare il trasporto nei centri urbani. La manifestazione si chiuderà il 15 febbraio 2019 con un evento nel quartier generale della Bmw a Monaco di Baviera. Ai vincitori andranno premi per svariate centinaia di migliaia di dollari.

I temi su cui sta lavorando Mobi sono molti, ma si possono dividere in due grandi aree di studio.

La prima si chiama vehicle identity e riguarda la possibilità di gestire e mettere in comune tutti i dati sulla tracciabilità dell’auto e sulla sua storia. Tutti i soggetti che partecipano alla blockchain, spiega Lio, possono avere tutte le informazioni su quello che è successo all’auto dal primo giorno che ha iniziato a circolare sulle strade: che tipo di manutenzione è stata fatta, da chi e quando, quali pezzi di ricambio sono stati utilizzati (originali o di altre marche), eventuali incidenti, chilometri percorsi e in quali condizioni. Con la messa in circolo di queste informazioni, verificate e certificate dalla blockchain, si ridurranno drasticamente i rischi di fregature nel mercato dell’usato. Uno dei vantaggi della blockchain è di diminuire il rischio di frodi.
In questo senso si stanno muovendo, anche fuori da MOBI, le Case francesi. Renault ha avviato una collaborazione con Microsoft per realizzare con blockchain un registro certificato della manutenzione delle macchine. Il gruppo Psa (Peugeot Citroen) ha sviluppato un proof of concept (un prototipo) per certificare l’effettivo chilometraggio delle auto, gli eventuali incidenti subiti dal veicolo, il tutto allo scopo di rendere più trasparente e sicuro il mercato dell’usato. Elie Elbaz, manager di Renault con la responsabilità di Digital & Connected Vehicles Director, sostiene che “il registro digitale della manutenzione delle auto ci permetterà di fornire ai clienti nuovi servizi in un ecosistema del quale fanno parte venditori, riparatori e assicurazioni. La blockchain permette di creare un protocollo affidabile sulla base di fiducia condivisa”.

Il secondo grande tema scelto da MOBI è quello della raccolta e della condivisione dei dati dell’automobilista, o come dobbiamo abituarci a chiamarlo, del “fruitore dei servizi di mobilità”. Tramite blockchain si realizza il personal driving profile con numero dei chilometri percorsi, stile di guida, multe prese, e altre informazioni che, per esempio, porteranno le assicurazioni a formulare per ognuno una proposta di polizza ad hoc, con notevoli risparmi per i guidatori più virtuosi.
E i rischi di violazione della privacy? “E’ ovvio che ci vorrà il consenso degli automobilisti per raccogliere tutti questi dati – risponde Lio -. Ma segnalo che secondo un recente studio di Accenture ben l’82% dei consumatori intervistati in tutto il mondo è pronto a condividere i dati raccolti durante le esperienze di guida”.

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In conclusione, per il consumatore ci saranno vantaggi? Utilizzare l’auto ci costerà di più o di meno?

“Ci costerà meno perché ci sposteremo in maniera più efficiente e più efficace”, risponde Lio.

Una volta messi a disposizione dei vari operatori tutti i dati dell’auto e del guidatore, la tecnologia blockchain permetterà di realizzare nuovi servizi.

Secondo Lio, “la blockchain abilita nuovi modelli di business. Saranno tutti di successo? Certamente no, ma bisogna sperimentare”.

Saranno possibili anche innovazioni come una tassa di proprietà (il bollo) calcolato in proporzione all’effettivo uso dell’auto, piuttosto che il pagamento automatico di pedaggi, parcheggi, eventuali accessi ad aree a pagamento nelle città ed eventuali “pollution taxes”, tasse sull’inquinamento, se e quando verranno introdotte. Pagamenti solo in criprovalute? Assolutamente no: i sistemi di pagamento possono essere i più svariati.

Le Case automobilistiche stanno già sperimentando. Per tutte un focus importante è sulla supply chain, dove la blockchain può avere un ruolo fondamentale per aumentare l’efficienza e ridurre i costi. Con la tecnologia blockchain, per esempio, si potrà certificare l’origine di tutti i componenti e sventare il rischio di pezzi contraffatti. Un progetto in questo senso è stato avviato da Audi, che sta testando l’utilizzo di blockchain per migliorare i propri processi di distribuzione, rendendoli più sicuri e trasparenti.

Audi
Porsche ha stretto un’alleanza con Xain, società tecnologica londinese, per arricchire i suoi modelli con vari servizi basati su blockchain, soprattutto per quanto riguarda le possibilità di accedere all’auto: il possessore di una Porsche potrà permettere ad altre persone di accedere alla sua macchina anche se lui si trova a distanza, così come potrà fare in modo che la posta fisica (buste e pacchetti) gli venga recapitata nel bagagliaio della sua macchina.

Infine Bmw, uno dei gruppi più attivi sulla tecnologia, sta mettendo a punto una blockchain su contenuti etici: si tratta di un registro che certifica che le batterie utilizzate nei suoi veicoli elettrici non contengono cobalto estratto utilizzando lavoro minorile. Infatti, i bambini sono spesso impiegati nelle miniere di Cobalto non regolamentate del Congo, Paese che fornisce circa i due terzi del cobalto a livello mondiale. La blockchain certificherà che il cobalto della Casa tedesca viene dall’Australia, dal Canada, o da miniere congolesi regolamentate.

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